Il ms. 3, noto con il nome di Bibbia “bizantina”, è un capolavoro pergamenaceo dell’ultimo quarto del XII secolo, dalle imponenti dimensioni (cm. 52,8x34,8) per il quale, Guarnerio d’Artegna fece da tramite con gli eredi del cardinale Antonio Panciera, suo mentore e protettore, per un acquisto da parte della Pieve di San Michele.
Il codice contiene i testi del Vecchio e del Nuovo Testamento ed inizia con il libro del profeta Daniele, il che fa supporre l’esistenza di un primo volume perduto.
Le sue carte sono ricche di 21 grandi iniziali figurate, oltre mille iniziali decorate di dimensioni minori, alcune delle quali con piccole figure di uomini o animali, e 175 testate miniate nei toni del rosso o del blu cobalto.
I miniatori applicarono uno stile figurativo tipicamente orientale, da cui l’attributo “bizantina”. Bellissime le grandi iniziali, che poggiano su campiture di fondo ad occhio di pavone, ad intrecci vegetali, o a rombi, come quella a
carta 156 verso con Alessandro Magno in veste di cavaliere nell’incipit del Libro dei Maccabei; alcune delle quali istoriate, come Giuditta e Oloferne a
carta 131 verso o come il Battesimo di Paolo a
carta 232 recto.
Secondo alcuni studiosi il manoscritto nacque nello
scriptorium del Santo Sepolcro, fondato a Gerusalemme nel 1125; secondo altri, più probabilmente, è invece ascrivibile ad uno
scriptorium dell’Italia Meridionale (Calabria, Puglia o Sicilia), appartenente comunque ad un’area fortemente influenzata dalla cultura bizantina, e sicuramente capace di operare una sintesi di elementi latini e bizantini a livelli altissimi.