Il ms. 102 nasce dalla legatura in unico codice di
due manoscritti nati separatamente (si individuano infatti, due diversi copisti e due diverse rigature della pagina nella preparazione della pergamena),
legatura avvenuta certamente prima del 1456, anno in cui il volume viene descritto così com'è nell'inventario di Guarnerio.
Il codice contiene nella prima parte (cc. 1-78), che è priva di miniature, oltre ad alcuni
testi agiografici di San Girolamo, il
Fedone di Platone nella traduzione compiuta nel 1405 da Leonardo Bruni. Si tratta della
prima traduzione umanistica di un’opera platonica ed ebbe straordinaria diffusione, anche perché rappresenta il primo grande esempio del tradurre umanistico, funzionale alle esigenze stilistiche della lingua d’arrivo (il latino), fondato perciò sul significato di ciascun periodo sintattico nella lingua originale, non fondato invece sul significato espresso da ciascuna singola parola (si parla in tal senso di una traduzione umanistica ad sententias, la quale si contrappone alla tipica traduzione letterale del Medioevo, fatta cioè verbum de verbo).
La seconda parte del volume (cc. 79-168) raccoglie il
De nobilitate liber e la
lettera a Gregorio Correr di Poggio Bracciolini, un carme sulla nobiltà di
Carlo Marsuppini e il compendio di storia romana di
Paolo Diacono, ed è soprattutto arricchita da 14 splendidi capilettera che ritraggono delicate figure, su lamina dorata cesellata a motivi vegetali, colte in gestualità che restituiscono la forma della lettera iniziale: una elegantissim dama che contende al suo paggio una ghirlanda di fiori a formare la lettera N di
carta 79 recto, o un pescivendolo che sulle spalle di un putto alato, gioca con due pesci a creare la lettera P di
carta 105 verso.
È
tra i più noti codici della collezione guarneriana, proprio per
l’eleganza e l’originalità delle sue lettere iniziali finemente decorate, formate da figure con abiti d’epoca a colori tenui, su lamina dorata con motivi vegetali in rilievo: un codice che disvela il gusto, tutto umanistico, per la bellezza e il convincimento che la cultura può essere una splendida occasione per divertirsi e stuzzicare l’intelligenza dell’uomo, fulcro dell’universo e misura di tutte le cose.
Il copista del manoscritto (fino a c. 103v) è Marco da Spilimbergo, figlio di Giovanni, maestro e amico di Guarnerio. Sappiamo grazie alle indagini archivistiche di Cesare Scalon, che Marco nel 1448 doveva essere poco più che diciottenne. Egli copiò una serie di codici tra cui i Guarneriani 66, 68, 88, il manoscritto di Oxford Bodl. Lat. class. d. 27 e il Guarneriano 102.
La scrittura umanistica di Marco è molto simile a quella del copista tedesco Michele Salvatico, che lavorò per lungo tempo a Venezia.
Il manoscritto 102 è emblematico non solo per le sue miniature, ma anche perché trasmette opere molto diffuse in ambito umanistico: anzitutto la traduzione latina del Fedone di Platone compiuta nel 1405 da Leonardo Bruni d’Arezzo. Si tratta della prima traduzione umanistica di un’opera platonica ed ebbe straordinaria diffusione, anche perché rappresenta il primo grande esempio del tradurre umanistico, funzionale alle esigenze stilistiche della lingua d’arrivo (il latino), fondato perciò sul significato di ciascun periodo sintattico nella lingua originale, non fondato invece sul significato espresso da ciascuna singola parola (si parla in tal senso di una traduzione umanistica
ad sententias, la quale si contrappone alla tipica traduzione letterale del Medioevo, fatta cioè
verbum de verbo).