La volontà che Guarnerio comunica nel suo testamento, dettato il 7 ottobre 1466, è di straordinaria lungimiranza: non era infatti consueto per la sua epoca – tutt’altro – che un
patrimonio librario di valore eccezionale venisse
devoluto a una comunità, con clausola di
renderlo fruibile a tutti i componenti della comunità stessa.
Una tale idea comincerà ad affermarsi solo più tardi in Europa.
In realtà, ci volle tempo perché il fondo librario guarneriano divenisse fruibile. Per quasi due secoli, infatti, i libri di Guarnerio rimasero pressoché inaccessibili, gelosamente custoditi,
chiusi in casse inesplorabili, come testimonia il dotto Gian Giuseppe Liruti nelle sue
Notizie delle vite ed opere scritte da’ letterati del Friuli.
Un
registro guarneriano non numerato, composto di
tre distinti fascicoli di formato oblungo, copiato in
epoca seicentesca, trasmette documenti concernenti Guarnerio e la sua biblioteca, alcuni pervenuti grazie solo a questa tarda copia: in particolare il suo
testamento, nonché l’
inventario dei beni appartenuti all’umanista, compilato pochi giorni dopo la sua morte.
Tali documenti furono editi nel 1970 nella serie dei
Quaderni guarneriani (n.1) da Mario D’Angelo. L’inventario dei beni dell’umanista ha speciale interesse, anche perché illustra alcuni aspetti della vita quattrocentesca, anche materiale.
È qui citata e, per ampi cenni, descritta la
casa in cui abitava Guarnerio: veniamo così a sapere che essa possedeva tre
solaria, cioè tre balconi, e che era esternamente affrescata, e vi sono inoltre descritti, in maniera piuttosto dettagliata, il mobilio, il vestiario e alcune suppellettili usati in vita da Guarnerio.
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